Apprendimento lingue straniere nei bambini

I bambini piccoli sono in grado di imparare lingue straniere? Una domanda che guadagna sempre più rilevanza alla luce dei recenti sviluppi nel campo dell’educazione linguistica. Ora più che nel passato, educatori e specialisti dell’apprendimento stanno allontanandosi dai metodi didattici convenzionali in favore di strategie più avanzate e dinamiche. Noi dell’Istituto Pontano ci siamo immersi in questa tematica e a seguire delineeremo come guidare i bambini in questo viaggio linguistico senza incorrere nel rischio che sviluppino riluttanza verso la nuova lingua.

L’importanza dell’apprendimento delle lingue nella prima infanzia

I primissimi anni di vita vedono nei bambini un’inclinazione spontanea verso l’apprendimento linguistico, che vale tanto per la lingua madre quanto per le lingue estere. In questa fase, i bambini vivono l’apprendimento senza timore di commettere errori. È essenziale sottolineare la differenza tra l’imparare una lingua, che comporta uno studio formale e consapevole, e l’acquisizione di una lingua, che avviene in modo inconsapevole tramite l’interazione naturale con parlanti nativi, senza necessariamente passare attraverso le regole grammaticali. I bambini mostrano grande capacità in termini di acquisizione e sono perciò predisposti all’apprendimento linguistico.

Potrebbero esserci delle ragioni per cui l’insegnamento diretto di un insegnante privato potrebbe non essere efficace?

Per capire questo concetto, dobbiamo riflettere su come i bambini apprendono durante la loro prima infanzia. In questo periodo, l’apprendimento avviene attraverso un processo imitativo, nel quale i piccoli tendono ad emulare il comportamento delle figure adulte di riferimento. Questo modo di apprendere si estende anche all’acquisizione delle lingue: se i genitori o gli insegnanti parlano diverse lingue intorno al bambino, lui tenderà a replicarle. L’acquisizione di una lingua straniera, perciò, dovrebbe essere il risultato di un’esperienza condivisa e quotidiana, e non di un rapporto formale di lezione tra maestro e allievo. Gli adulti dovrebbero parlare la seconda lingua come parte del loro quotidiano, incoraggiando l’uso naturale attraverso attività comuni come la visione di film, l’ascolto di musica, o la partecipazione a conversazioni multinazionali. L’ambiente familiare e scolastico dovrebbe essere un luogo dove la seconda lingua possa essere assimilata attraverso l’esposizione costante e interattiva, piuttosto che attraverso lezioni formali, specialmente nella fase prescolare. Quindi, la presenza di un insegnante privato, almeno all’inizio, potrebbe non essere la soluzione ottimale per un apprendimento linguistico inconsapevole ed intrinseco.

Apprendimento passivo e attivo

Comprendere la differenza tra apprendimento passivo e attivo è fondamentale per promuovere una padronanza della lingua che sia duratura e innata. I bambini tratterranno ciò che hanno imparato in età precoce e lo applicheranno con facilità in futuro. Il ruolo dei genitori è centrale nell’identificare i concetti che i figli possono acquisire spontaneamente e nell’orientare l’apprendimento su di essi. L’apprendimento passivo è quello che avviene naturalmente attraverso l’esposizione quotidiana al nuovo linguaggio, ed è particolarmente efficace nei bambini che non hanno ancora iniziato a leggere o scrivere, ovvero dalla prima infanzia fino alle soglie dell’istruzione primaria. L’apprendimento attivo, al contrario, richiede una concentrazione cosciente su parti specifiche della lingua, come lo studio della grammatica o il miglioramento del vocabolario attraverso l’immersione in corsi strutturati o la lettura di materiale didattico. Ad esempio, i primi approcci alla scrittura possono essere l’occasione per introdurre le traduzioni di parole di uso comune, creando così un ponte tra la comprensione passiva e l’adozione attiva della lingua

Strategie educative per la fascia d’età tra i 3 e i 6 anni

In questo stadio di crescita, i bambini hanno ampliato significativamente le loro capacità comunicative e motorie, consentendo loro una maggiore interazione e partecipazione attiva. Oltre a un apprendimento che continua ad avere una componente passiva, iniziano a essere attivi nel loro percorso cognitivo. Alcune tecniche che possono essere efficacemente adottate sia in casa che a scuola includono:

  • Lettura di racconti nel secondo idioma, motivando il bambino a immedesimarsi nei personaggi.
  • Creazione di giochi e filastrocche didattiche per insegnare lettere, numeri e nuovi vocaboli.
  • Introduzione a coetanei bilingui o madrelingua leggermente più grandi, promuovendo incontri regolari.

Per incentivare ulteriormente questa esposizione, può essere utile organizzare gruppi di laboratorio artistico-culturale, dove i piccoli partecipanti si dedicheranno a disegno, colore, collage e attività manuali, evitando l’uso dell’italiano.

Orientamenti in caso di resistenza alla lingua secondaria

La preminenza della lingua madre può indurre il bambino a comunicare esclusivamente in italiano. In tali circostanze, è consigliabile mantenere ferme le proprie convinzioni educative introducendo rituali come filastrocche o giochi nella nuova lingua, che spesso risolvono la situazione in modo naturale. I bambini che percepiscono la differenza linguistica come una barriera al fitto rapporto con i pari potrebbero rifiutare la lingua secondaria; questo accade frequentemente nei figli di famiglie immigrate che si affannano ad apprendere la lingua del paese ospitante e a perdere l’accento madrelingua, mosso dal desiderio di integrarsi pienamente nella società.

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